Siamo la somma della genetica, delle esperienze che abbiamo fatto ma anche di tutti posti che abbiamo visitato, di tutte le persone che abbiamo incontrato, di tutte le canzoni che abbiamo ascoltato e di tutti i libri che abbiamo letto.
♫ The Chameleons UK: Singing Rule Britannia
-Analizzo come un terapeuta. Scrivo come una strega.- -La vita e la morte sono un enigma che, unite ad un altro enigma che gli si confà, trovano un senso.-
giovedì 29 ottobre 2015
venerdì 23 ottobre 2015
Four
Il faro del Chenal du Four si trova nel comune di Porspoder, Finistère in Bretagna.
Mi ripropongo di programmare un viaggio in quel posto, il mio francese è arrugginito e sarebbe anche una buona scusa per rispolverarlo.
Voglio vedere il Faro di Four. Ma durante una tempesta, non con il mare calmo.
Finistère, dal latino "finis terrae": il posto dove la terra finisce.
Il faro si trova a poche decine di metri dalla costa, è alto una trentina di metri e durante le tempeste più violente viene completamente ricoperto dalla furia del mare.
Un faro al sicuro dalla collera delle onde non ha lo stesso fascino.
Ma dove la terra finsice, quando ti manca sotto ai piedi, dove le onde sono montagne, lì inizia il terreno liminale tra la paura, l'attrazione per la sfida e quella bellezza che solo il perturbante possiede.
E' una costruzione in pericolo ma deve sopportare tempeste con onde gigantesche, non può essere diversamente e quando è abbastanza robusto resiste. Può farcela.
Amo i fari come quello di Four, perchè i luoghi che hanno affrontato molte tempeste fanno paura ma sono bellissimi e possenti.
Esattamente come le persone.
Mi ripropongo di programmare un viaggio in quel posto, il mio francese è arrugginito e sarebbe anche una buona scusa per rispolverarlo.
Voglio vedere il Faro di Four. Ma durante una tempesta, non con il mare calmo.
Finistère, dal latino "finis terrae": il posto dove la terra finisce.
Il faro si trova a poche decine di metri dalla costa, è alto una trentina di metri e durante le tempeste più violente viene completamente ricoperto dalla furia del mare.
Un faro al sicuro dalla collera delle onde non ha lo stesso fascino.
Ma dove la terra finsice, quando ti manca sotto ai piedi, dove le onde sono montagne, lì inizia il terreno liminale tra la paura, l'attrazione per la sfida e quella bellezza che solo il perturbante possiede.
E' una costruzione in pericolo ma deve sopportare tempeste con onde gigantesche, non può essere diversamente e quando è abbastanza robusto resiste. Può farcela.
Amo i fari come quello di Four, perchè i luoghi che hanno affrontato molte tempeste fanno paura ma sono bellissimi e possenti.
Esattamente come le persone.
♫ Nightwish: Dead Boy's Poem
domenica 11 ottobre 2015
Autunno
E' arrivato l'autunno. Il ritmo del giorno si fa lento, si accorcia la luce, si allungano il buio e le ombre.
Non ho mai avuto paura del buio, nemmeno da bambina. Nè ho mai particolarmente amato l'estate: c'è troppa luce, soprattutto in quei mezzogiorni troppo tersi di quando ha appena piovuto.
Senza ombre non può esistere la tridimensionalità.
Le ombre sono necessarie. Per questo l'autunno mi piace.
Se la luce disegna i giorni d'estate, le ombre scolpiscono quelli d'autunno.
Le bozze e i colori per me appartengono rispettivamente alla primavera e all'inverno.
Ma queste giornate sono chiaroscuri. E quando c'è il sole, l'atmosfera creata dai tramonti mi ricorda quella del San Girolamo Nello Studio di Albrecht Durer. La morbidezza di ombre e luci che segnano il passo quieto del lavoro, l'approssimarsi del riposo.
Ogni fine giornata faccio i conti con la mia insoddisfazione nel non poter fare abbastanza. Ma cambiare le cose questa volta non è in mio potere, perlomeno non ora, anche se vorrei poter tornare alla mia ferrea autodisciplina. Il mio corpo fatica, e si trova in quello stesso crepuscolo della stagione, in una strana assonanza di mondi.
Spesso penso che questa necessità di rallentare, di rallentarsi, si accordi male col lavoro creativo. Scrivere o disegnare, o anche penso fare musica, teatro, danza, impongono una volontà forte e determinata, una quotidianità fatta di impegno e sacrificio, ritmi dettati da inevitabili scadenze, e non sempre si è pronti. E a questo punto, se sei abbastanza avanti con l'esperienza, sai che devi trovare un modo, il "tuo" modo, di collegare le necessità.
Ma adesso è autunno, ed è necessario fermarsi. Soprattutto se durante le stagioni precedenti si è corso troppo su sentieri sconosciuti e adesso ci si trova da qualche parte, in qualche posto mai visto prima.
In queste condizioni, se non si hanno mappe a disposizione, occorre esplorare il nuovo territorio psichico e cercare direzioni, orientarsi, trovare il nord e puntare sempre in quella direzione.
E per farlo, occorre restare fermi, anche solo per un po'.
♫ Tori Amos: Crucify
Non ho mai avuto paura del buio, nemmeno da bambina. Nè ho mai particolarmente amato l'estate: c'è troppa luce, soprattutto in quei mezzogiorni troppo tersi di quando ha appena piovuto.
Senza ombre non può esistere la tridimensionalità.
Le ombre sono necessarie. Per questo l'autunno mi piace.
Se la luce disegna i giorni d'estate, le ombre scolpiscono quelli d'autunno.
Le bozze e i colori per me appartengono rispettivamente alla primavera e all'inverno.
Ma queste giornate sono chiaroscuri. E quando c'è il sole, l'atmosfera creata dai tramonti mi ricorda quella del San Girolamo Nello Studio di Albrecht Durer. La morbidezza di ombre e luci che segnano il passo quieto del lavoro, l'approssimarsi del riposo.
Ogni fine giornata faccio i conti con la mia insoddisfazione nel non poter fare abbastanza. Ma cambiare le cose questa volta non è in mio potere, perlomeno non ora, anche se vorrei poter tornare alla mia ferrea autodisciplina. Il mio corpo fatica, e si trova in quello stesso crepuscolo della stagione, in una strana assonanza di mondi.
Spesso penso che questa necessità di rallentare, di rallentarsi, si accordi male col lavoro creativo. Scrivere o disegnare, o anche penso fare musica, teatro, danza, impongono una volontà forte e determinata, una quotidianità fatta di impegno e sacrificio, ritmi dettati da inevitabili scadenze, e non sempre si è pronti. E a questo punto, se sei abbastanza avanti con l'esperienza, sai che devi trovare un modo, il "tuo" modo, di collegare le necessità.
Ma adesso è autunno, ed è necessario fermarsi. Soprattutto se durante le stagioni precedenti si è corso troppo su sentieri sconosciuti e adesso ci si trova da qualche parte, in qualche posto mai visto prima.
In queste condizioni, se non si hanno mappe a disposizione, occorre esplorare il nuovo territorio psichico e cercare direzioni, orientarsi, trovare il nord e puntare sempre in quella direzione.
E per farlo, occorre restare fermi, anche solo per un po'.
♫ Tori Amos: Crucify
giovedì 8 ottobre 2015
Vetro contro Acciaio
"Teco porti lo specchio di Narciso?
Questo è piombato vetro, o mascheraio.
Aggiusta le tue machere al tuo viso
ma pensa che sei vetro contro acciaio"
Gabriele D'Annunzio, Vittoriale: Stanza del Mascheraio
♫ Fever Ray: I'm not Done
Questo è piombato vetro, o mascheraio.
Aggiusta le tue machere al tuo viso
ma pensa che sei vetro contro acciaio"
Gabriele D'Annunzio, Vittoriale: Stanza del Mascheraio
♫ Fever Ray: I'm not Done
domenica 13 settembre 2015
Come va il Mondo
"Ho sempre creduto che si volesse cambiare il mondo o dire di farlo per non cambiare nulla in se stessi e mettere i propri incubi sugli altari"
Antonin Artaud, Cahiers de Rodez
♫ Clan of Xymox: Consolation
Antonin Artaud, Cahiers de Rodez
♫ Clan of Xymox: Consolation
venerdì 31 luglio 2015
Libri
Si dice che una persona la si riconosce dai libri che legge.
Non ho un genere preferito. Vado dalla saggistica, alla narrativa classica ai romance.
Più o meno, forse, questa può essere la bozza di un ritratto. Tutti libri che mi sono piaciuti, quelli che non ho amato non li elenco. Uno dei miei modi di evitare le situazioni noiose o banali o indegne: le ignoro.
il libro che avresti voluto scrivere -
La custode di mia sorella, Jodi Picoult
il libro più commovente -
Cahiers de Rodez, Antonin Artaud
il libro della tua infanzia -
Leggende Canadesi, Elena S Tessadri
il libro dei ricordi -
Mondo Piccolo, Giovannino Guareschi
il libro che ti ha più fatto arrabbiare -
La Coscienza di Zeno, Italo Svevo
il libro da regalare ad una persona speciale -
Fiori per Algernon, Daniel Keyes
La custode di mia sorella, Jodi Picoult
il libro più commovente -
Cahiers de Rodez, Antonin Artaud
il libro della tua infanzia -
Leggende Canadesi, Elena S Tessadri
il libro dei ricordi -
Mondo Piccolo, Giovannino Guareschi
il libro che ti ha più fatto arrabbiare -
La Coscienza di Zeno, Italo Svevo
il libro da regalare ad una persona speciale -
Fiori per Algernon, Daniel Keyes
e
L’uomo che Cadde sulla Terra, Walter Tevis
il libro che ti ha tolto le parole di bocca-
Lo Straniero, Albert Camus
il ilbro da leggere in treno-
La Notte di Valpurga, Gustav Meyrink
il libro che ti riprometti di leggere…
Novecento, Alessandro Baricco
il libro che ti ha tolto le parole di bocca-
Lo Straniero, Albert Camus
il ilbro da leggere in treno-
La Notte di Valpurga, Gustav Meyrink
il libro che ti riprometti di leggere…
Novecento, Alessandro Baricco
Il libro più crudo
Trainspotting, Irvine Welsh
il libro da cui hanno tratto il film più bello-
Le Relazioni Pericolose, Pierre Choderlos de Laclos
il libro classico che più ami-
Jane Eyre, Charlotte Bronte
il libro del liceo-
Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde
il libro più hard-
Vita Segreta del Signore di Bushu, Junichiro Tanizaki
il ilbro più sconvolgente-
Il Capro Espiatorio, René Girard
il libro più avventuroso-
Il trono di Spade, George RR Martin
il libro più interessante
L’uomo e i suoi Simboli, CG Jung
il libro più noioso-
Più di uno
il tuo prossimo libro?
La Vita è uno Schifo, Leo Malet
il libro da cui hanno tratto il film più bello-
Le Relazioni Pericolose, Pierre Choderlos de Laclos
il libro classico che più ami-
Jane Eyre, Charlotte Bronte
il libro del liceo-
Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde
il libro più hard-
Vita Segreta del Signore di Bushu, Junichiro Tanizaki
il ilbro più sconvolgente-
Il Capro Espiatorio, René Girard
il libro più avventuroso-
Il trono di Spade, George RR Martin
il libro più interessante
L’uomo e i suoi Simboli, CG Jung
il libro più noioso-
Più di uno
il tuo prossimo libro?
La Vita è uno Schifo, Leo Malet
♫ The Smashing Pumpkins: I of the Mourning
sabato 11 luglio 2015
Di Relitti e Vecchi Fantasmi
Ci sono periodi in cui non puoi fare a meno di aspettare.
Nessuno dei settori in cui per comodità dividamo la vita va avanti, nessuno. Momenti che somigliano a pomeriggi di piena estate sulle rive di un fiume. Con il sole a picco sulla testa, ombre assenti e il cielo così limpido da sembrare una solida lastra di lapislazzuli.
E' qualcosa che tutti abbiamo sperimentato: ci si sente come storditi, la luce è così forte da accecare e il riverbero non consente di vedere alcun dettaglio. Si percepisce solo un'immagine vaga, dai contorni sfumati come un dipinto impressionista.
E' il paesaggio sulla spiaggia dello Straniero di Camus e il piatto Deserto di Buzzati. E il fiume non segue la volontà degli uomini: per quanto si faccia e ci si dia da fare e ci si agiti, l'acqua resta stagnante. Immobile.
In quei casi, ogni movimento va a tuo rischio e pericolo: quello di scoprire antichi relitti dimenticati, abitati da qualche vecchio fantasma. Per questo di solito i peridi di immobilità ci fanno paura.
E' stato così l'ultimo mese: dopo la tempesta è arrivato il periodo di bonaccia. Attesa di risposte: personali, da parte di case editrici.
Immobilità e vecchi fantasmi.
Sono riuscita per poco tempo a restare ferma. L'inerzia non mi piace. In quel fiume, mi ci sono tuffata. E ne ho recuperato un bel po' di materiale.
Alcune cose le avevo gettate via di proposito, me le ricordo e ricordo il momento in cui ho deciso di lasciarle affondare. Altre sono cadute in acqua a causa dei giri della vita.
Alcune sono rimaste sommerse solo per pochi mesi, altre erano lì forse da secoli, ormai incrostate di alghe e coralli e creature d'acqua. Tutti reperti che metto da parte, che assemblo per dare vita ad altro. E' questo il lavoro che si fa durante l'attesa. Ho tanto materiale ripescato e messo da parte. Devo lasciare che mi racconti qualche storia, riuscire a ricostruirne la struttua e raccontarla a chi avrà voglia di ascoltare.
E in settimana, finalmente, ho smesso di aspettare.
Un Vampiro e una Danza di Ossa hanno trovato casa. Una commedia e un dramma. Due fiumi: Il Po e un Fiume immaginario.
Per il primo, ci si rimetterà al lavoro. Una nuova avventura andrà ad aggiungersi a quelle che molti di voi hanno voluto farsi raccontare.
Per il secondo, attendo curiosa la fase di editing: un lavoro da scultore, di lucidatura e rifinitura. Un'operazione che mi piace, perchè la visione dell'editor riesce sempre a farti ri-conoscere il tuo lavoro in una luce diversa, più completa.
La corrente torna a scorrere.
Nessuno dei settori in cui per comodità dividamo la vita va avanti, nessuno. Momenti che somigliano a pomeriggi di piena estate sulle rive di un fiume. Con il sole a picco sulla testa, ombre assenti e il cielo così limpido da sembrare una solida lastra di lapislazzuli.
E' qualcosa che tutti abbiamo sperimentato: ci si sente come storditi, la luce è così forte da accecare e il riverbero non consente di vedere alcun dettaglio. Si percepisce solo un'immagine vaga, dai contorni sfumati come un dipinto impressionista.
E' il paesaggio sulla spiaggia dello Straniero di Camus e il piatto Deserto di Buzzati. E il fiume non segue la volontà degli uomini: per quanto si faccia e ci si dia da fare e ci si agiti, l'acqua resta stagnante. Immobile.
In quei casi, ogni movimento va a tuo rischio e pericolo: quello di scoprire antichi relitti dimenticati, abitati da qualche vecchio fantasma. Per questo di solito i peridi di immobilità ci fanno paura.
E' stato così l'ultimo mese: dopo la tempesta è arrivato il periodo di bonaccia. Attesa di risposte: personali, da parte di case editrici.
Immobilità e vecchi fantasmi.
Sono riuscita per poco tempo a restare ferma. L'inerzia non mi piace. In quel fiume, mi ci sono tuffata. E ne ho recuperato un bel po' di materiale.
Alcune cose le avevo gettate via di proposito, me le ricordo e ricordo il momento in cui ho deciso di lasciarle affondare. Altre sono cadute in acqua a causa dei giri della vita.
Alcune sono rimaste sommerse solo per pochi mesi, altre erano lì forse da secoli, ormai incrostate di alghe e coralli e creature d'acqua. Tutti reperti che metto da parte, che assemblo per dare vita ad altro. E' questo il lavoro che si fa durante l'attesa. Ho tanto materiale ripescato e messo da parte. Devo lasciare che mi racconti qualche storia, riuscire a ricostruirne la struttua e raccontarla a chi avrà voglia di ascoltare.
E in settimana, finalmente, ho smesso di aspettare.
Un Vampiro e una Danza di Ossa hanno trovato casa. Una commedia e un dramma. Due fiumi: Il Po e un Fiume immaginario.
Per il primo, ci si rimetterà al lavoro. Una nuova avventura andrà ad aggiungersi a quelle che molti di voi hanno voluto farsi raccontare.
Per il secondo, attendo curiosa la fase di editing: un lavoro da scultore, di lucidatura e rifinitura. Un'operazione che mi piace, perchè la visione dell'editor riesce sempre a farti ri-conoscere il tuo lavoro in una luce diversa, più completa.
La corrente torna a scorrere.
♫ Charles Camille Saint-Saens: Danse Macabre
sabato 4 luglio 2015
Vintage
Un vecchio acquerello che avevo fatto per esercitarmi. Ho voglia di tradire per un po' la Wacom e tornare a carta e pennelli. :)
♫ Dead Can Dance: Children of the Sun
venerdì 3 luglio 2015
In ordine sparso
"Quando ho piantato il mio dolore nel campo della pazienza, mi ha dato il frutto della felicità."
Kahlil Gibran
E’ una bella estate. Nonostante l’ultimo anno, nonostante l’intervento chirurgico, l’ennesimo, e i 6 mesi che sono stati necessari per il recupero: una riabilitazione lunga, dolorosa e difficile, nella quale ho messo così tanto impegno da riuscire ad addormentarmi mentre stavo seduta a pranzo, quando ero ancora in ospedale. Nonostante gli ultimi imprevisti strascichi. Appunto: gli ultimi. Piaccia che sia così perché non sono il tipo di persona che permette alla conseguenza difficile di un evento, nesessario e indispensabile, di cambiare troppe carte in tavola.
Kahlil Gibran
E’ una bella estate. Nonostante l’ultimo anno, nonostante l’intervento chirurgico, l’ennesimo, e i 6 mesi che sono stati necessari per il recupero: una riabilitazione lunga, dolorosa e difficile, nella quale ho messo così tanto impegno da riuscire ad addormentarmi mentre stavo seduta a pranzo, quando ero ancora in ospedale. Nonostante gli ultimi imprevisti strascichi. Appunto: gli ultimi. Piaccia che sia così perché non sono il tipo di persona che permette alla conseguenza difficile di un evento, nesessario e indispensabile, di cambiare troppe carte in tavola.
Anche se nei confronti dell’ottimismo sono sempre diffidente: non riesco mai a esserlo fino in fondo. Penso “sì, andrà
bene”, ma mi riservo sempre quel margine di salvezza, quel “potrebbe anche
succedere il peggio”, quella lingua di sabbia all’orizzonte dei problemi alla
quale puoi approdare se la tempesta si facesse troppo grande.
E’ la relazione privilegiata di chi ha attraversato molte
strettoie.
Troppo superficiale pensare che tutto debba per forza andare
per il meglio. Troppo incauto non riservarsi un’isola emotiva a cui attingere
forza se le cose non andassero per verso giusto. Troppo artificiale. Troppo tipico di chi non ha mai affrontato
troppi tornanti in salita e in mezzo a tempeste di neve.
Troppo.
Mi sono sempre ripromessa di non parlare della mia salute
troppo apertamente, ma ultimamente mi risulta difficile. E’ tutto troppo
invischiato con il quotidiano, con le questioni più semplici di ogni giorno,
quello che sarebbe e dovrebbe e che, nella vita della maggior parte delle
persone, è automatico dare per scontato.
Sono i momenti di analisi, il soppesare quello che ti
accade, come condiziona la tua vita, in quale modo. Cosa puoi fare, come. Quali
sono le prospettive che ti si aprono di fronte, quali quelle che si chiudono.
Quali le “cose impossibili”, e quali di queste "cose impossibili" è possibile invece realizzare.
Scriverne? Utilizzare tutto questo materiale per un romanzo?
Forse queste sono le prove generali. Forse non so bene dove vado ma è proprio
lì che sto andando.
Ma non è solo l’estate, è la mia vita che mi piace.
Mi piace come ne sono uscita fuori. Mi piacciono gli
accadimenti felici e quelli difficili, perché ogni cosa ti costruisce. Mi piace
perché non è ridotta ai minimi termini della banalità, nè mai lo sarà. Mi piace
con i suoi pro e i suoi contro, con le sue sfide perché ciascuna di esse ha
contribuito e contribuisce a irrobustirmi l’anima.
Mi piace perché ho fatto in modo che mi somigli, e perché
non sono io a somigliare a lei.
Un privilegio riservato a pochi, e di questo mi sento onorata.
(Girasoli nelle golene verso Gazzuolo. L'estate della Bassa è anche così.)
♫ The Cure: Want
giovedì 2 luglio 2015
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