sabato 25 novembre 2023

La Memoria Storica del Cuore

Stamattina, nel riordinare i miei appunti, ho rivisto nel passato una me stessa diversa. Una Chiara a colori, della quale vorrei conservare, per non soffrirne troppo, un mero ricordo razionale. Della quale vorrei sbiadire tutto il resto e insieme alla quale invece, mio malgrado, tutto sento: nella carne, nelle ossa e nel cuore.

Attraverso una di quelle Notti dell'Anima; così almeno io sento questi passaggi. Fasi depressive che si alternano a momenti felici come il mantice del respiro. Succedeva anche a Marie Louise Von Franz, e un poco, lo ammetto, mi conforta.
Penso che una malattia cronica e degenerativa non è solo affare da destinarsi al nostro involucro di carne e ossa; ma affligge anche la mente. Vi piaccia oppure no, non siamo solo mente o solo corpo. La scissione tra queste due istanze è sintomo di una qualche forma di stortura.

Penso a come i ricordi abitino la totalità di noi stessi, quando sono costantemente rivissuti, mantenuti quindi in vita. Si rinnovano di continuo nella memoria del corpo e in quella delle emozioni; solo alla fine, a volte ma non sempre, abitano l’ultima stanza, che è quella della mente.

Un ricordo della mente è un ricordo che resta unicamente appeso al filo del razionale: è solo una memoria residuale, un fantasma di quel che è stato.
L’ho capito esplorando tutti i modi che ho di correre all’indietro nel passato, di far fluire il circuito della memoria.
Gli altri ricordi, quelli vivi, sono le necessarie fondamenta alla base della casa che abitiamo e abiteremo, alla base quindi anche del futuro.

C'è chi non la pensa così. Si dice di no, che ciò che è stato non ha più necessità alcuna di essere ancora. Forse. Ma quella è l'inutile appendice della memoria residuale, quella rimasta ad abitare solo gli spazi del razionale. Un rivolo cristallizzato, una mera fotografia senza alcuna retroattività.

I ricordi vivi, invece, sono quelli che ancora sentiamo nel corpo sotto forma di dolore, di brividi sulla pelle, di sensazioni tattili; che restano immagazzinati nell’anima come serbatoi di gioia o di dolore. Quelli sono la memoria storica del cuore, non solo strettamente necessaria ma indispensabile alla costruzione del futuro.

Ricordi che vanno curati, messi a dimora come germogli, se sono messe e semente di momenti belli.
E ripuliti, potati, decomposti, ridotti a humus e amorevolmente ricollocati in un terriccio finalmente accogliente, morbido e fertile, se sono la traccia indelebile del dolore e della sofferenza.

Empatia, anche per sé stessi.
Perchè l’empatia non è amore fantasticato. L’empatia è amore sentito, che nulla ha a che vedere con le chimere.

 
Nella foto: uno dei miei diari e due regali...

 

giovedì 26 ottobre 2023

Grazie, San Matteo

Mi sono resa conto all’improvviso, oggi, di non avere fatto, come mi ero ripromessa, un resoconto della presentazione di Sniffo Kerosene, alla biblioteca di San Matteo. Complice una brutta influenza che mi ha tenuta a letto una settimana buona, quasi senza avere la possibilità di alimentarmi e di bere.

È stata una serata faticosa, poiché non mi sentivo affatto bene. Da quasi due anni la malattia è tornata a farsi sentire, obbligandomi a una significativa perdita di equilibrio. I miei passi si sono fatti esitanti, e il mio incedere claudicante e indeciso.
Camminare diventa riedizione dell’opera di quel triste burattinaio che talvolta pare essere il destino.
Il fato però, insisto, non è questo.
Recidiamo quei fili! Possiamo andare avanti da soli.
Nel fatalismo v’è misconoscenza di sé, come spiegava Carl Gustav Jung: occorre rendere cosciente l’inconscio, oppure sarà esso a guidare la propria vita, e noi lo chiameremo destino.
Ciò resta valido anche quando è la salute a farsi chiamata alla ricerca di Significati. Una caccia a quegli invisibili tesori dell’Anima alla quale non intendo, nemmeno per questa volta, sottrarmi; conscia di aver ricevuto nella mia vita molte Vocazioni e di avere risposto a ciascuna assieme alla conseguente necessità di pagarne il prezzo.

Quella di Venerdì 20 Ottobre è una serata che mi è rimasta nel cuore, non diversa da quell’altra, di tanti anni fa, in cui fu la piccola Comunità di Sabbioni ad accogliermi con immensa generosità e tutto il proprio calore. La Comunità di San Matteo non è stata da meno.
In entrambe le occasioni, eravate tantissimi.
La felicità è stata il sentirmi così parte, così radicata nel Terreno della mia Infanzia; della mia Famiglia, della mia Comunità

Che bella serata, che è stata. Che gioia. Un parlare tra amici, scambio, allegria. Mi avete fatto domande, io ne ho poste altrettante a voi.
Ringrazio, quindi.
Marco Rovina, il protagonista di "Sniffo Kerosene" che mi ha donato la propria storia affiché io potessi farne racconto, per avere accettato di essere lì con me a dividere la serata.
Per la vostra generosità nell’avermi accolta; per la perizia con la quale Debora Marchi e gli Amici della Biblioteca hanno organizzato l'evento.
Per le nuove conoscenze e per avere rinsaldato quelle antiche e solide di anni.

Per i doni. Tutti i doni, materiali solo all'apparenza.
Libri che accolgono la preziosissima memoria storica del Territorio tra racconti, poesie e l'affresco del catino absidale della Chiesa, che tanto è parte della mia famiglia poichè ne ritrae alcuni componenti. Poi le foto, l'orchidea e soprattutto la vostra partecipazione. 
Per tutti voi che eravate lì.

Spero di avere qualcosa di nuovo da proporvi, nei prossimi mesi. E mi auguro che da questa serata altre ne derivino.
Chiedo perdono, anche.
Per la mia discontinuità nello scrivere e nel proporvi la mia rilettura del nostro Mondo Piccolo, come lo chiamava Guareschi.
Portare avanti una malattia degenerativa è il mio primo lavoro, e a questo purtroppo devo gran parte del mio tempo. Per questa ragione, scrivere è la mia forma di libertà.

Grazie San Matteo.
Il Paese.
Quello che ha costruito la prima, fondamentale, porzione del mio Paesaggio Interiore.

 
Alla prossima volta.
Promesso.

giovedì 19 ottobre 2023

Articolo de "La Provincia" di Cremona

La storia. Da bambino senza paure a paracadutista

Pronta l’avventurosa biografia dell’imprenditore di Ponteterra che si lancia dal Migliaro

SABBIONETA - Un bambino così spericolato non poteva, crescendo, che diventare un appassionato di un’attività talmente eccitante da togliere il fiato: paracadutarsi da un aereo partito in volo dall’aeroporto Migliaro di Cremona. È la vicenda dell'imprenditore sabbionetano Marco Rovina raccontata nel libro ‘Sniffo Kerosene-Piccola storia della Bassa Viadanese’ (Tabula Fati edizioni ) dalla scrittrice di San Matteo Chiara Negrini. Il volume sarà presentato venerdì proprio a San Matteo delle Chiaviche, alle biblioteca comunale, alle 21. «Ho conosciuto Rovina al Migliaro, che anch’io frequentavo per la mia passione per gli aerei da turismo, e sono rimasta affascinata dal suo spirito avventuroso, così ho deciso di raccontare una storia che intreccia i suoi ricordi di bambino con la scoperta del paracadutismo», spiega la Negrini. Il titolo del libro prende spunto dal logo personale che Rovina usa nella sua attività di volo (molti paracadutisti ne hanno uno), che a sua volta si ispira a un’avventura, o disavventura, vissuta da bambino. «Quando la madre trovò il piccolo Marco svenuto sul sedile posteriore di una Bianchina, inebriato dai fumi del kerosene», spiega la scrittrice. Il padre di Rovina aveva un’officina meccanica a Ponteterra, che per il figlio rappresentava una sorta di Paese delle meraviglie tra auto smontate e trattori da riparare, tra odori di olio e di carburanti che, invece di essere sgradevoli, finivano per piacere.

Ma non fu nell’officina che il bambino provò per la prima volta l’ebbrezza dei gesti spericolati. Un’impresa edile stava ristrutturando la casa in cui il piccolo viveva con la famiglia e lui guardava con curiosità il balcone senza ringhiera, sognando di lanciarsi come se fosse stato su uno di quegli aerei visti in Tv, ma naturalmente si sarebbe fatto male. «Finché un giorno proprio sotto il balcone fu scaricato un mucchio di sabbia e allora uno dei muratori disse al bambino: ‘Alùra, Marco. At dì c’at gh’è mìa paüra. A gh’è la sàbia adès, bòtat sò’. E lui si gettò», racconta la scrittrice. Qualche anno più tardi, ricordando quei giochi spericolati che lo avevano così affascinato, Rovina ha preso il brevetto di paracadutismo a Parma, per poi trasferirsi al Migliaro di Cremona da dove, nel corso dei decenni, ha effettuato tantissimi lanci. «E quando è tra gli aerei che fanno rifornimento prima del decollo, Marco chiude gli occhi e fiuta l’aria. È un odore conosciuto, che attraversa i suoi anni più belli». 


Il libro è disponibile a questo link 

mercoledì 23 febbraio 2022

In Ricordo di un Amico

Amo dello stesso bene che ti ho voluto
il vuoto che hai lasciato,
anche se questo vuoto è dolore.

E poichè questo dolore ha la tua forma,
io ne farò tesoro.
E' l'unico modo che conosco
per tenerti in vita.



"La vita e la morte sono un enigma che, unite ad un altro enigma che gli si confà, trovano un senso."

 

mercoledì 11 agosto 2021

Ascolto

E' nei non detti, nei silenzi e nelle negazioni che sta la verità, non nel contrario.
Ascoltare è comprendere cosa l'altro non dice. Osservare è capire cosa l'altro non fa.
Ci sono contenuti importantissimi all'interno di queste due negazioni.

Ho imparato  a mie spese a sapere ascoltare ciò che resta taciuto.

 

giovedì 29 luglio 2021

Sniffo Kerosene

Marco è un ragazzino come tanti che vive in un paesino nel Basso Mantovano degli anni Settanta. Curioso, vivace, con poca voglia di studiare, Marco è affetto dalla pessima abitudine di “sniffare” carburanti, olii minerali e qualsiasi derivato del petrolio si trovi nell’officina di suo padre. La scoperta dell’odore del kerosene, il richiamo costante del cielo e un rocambolesco salto nel vuoto segneranno l’inizio di una lunga avventura personale che porterà Marco, una volta adulto, a diventare un paracadutista.

È una storia vecchia. Una storia che parte dall’odore dell’officina dei suoi, vira verso un assurdo volo dal balcone per approdare a un qui e ora in tutte le sfumature del blu.



E' un momento per me impegnativo, per ragioni personali e perchè la mia salute ha di nuovo preso possesso del posto di comando alla guida della mia vita.
Mi trovo ad essere nocchiera di un'imbarcazione alla deriva, con un timone che non risponde alla volontà di imprimere direzioni; tra marosi e venti contrari.

Però... è sempre la mia Terra; è sempre la mia Bassa.
Che fa gli artisti e i matti, come Ligabue. E fa i Peppone e i Don Camillo e i Guareschi; e anche un po' i Nando al Terìbil e tutti quei personaggi di Paese che sono Storie vive e che camminano. Personaggi che trovate anche in questo romanzo.
La Bassa, con la sua immobilità apparente obbliga la mente a correre veloce: è quando c'è troppa calma che qualcosa, per contrappeso, deve prendere la piega contraria.
La Bassa obbliga la gente a essere diretta come il sole di agosto; tagliente come il gelo di certi inverni e contemplativa come i nostri nebbioni autunnali.
Dimmi dove lo trovi un altro posto così... Non c'è. È la Bassa.

lunedì 12 luglio 2021

Percentuali Diverse

Vivere è una cosa composta da un buon 80% di scocciature; un 10% di esperienze devastanti e un restante 9% di sforzo di volontà continuo per trasformare quel 10% in un 1% di felicità nemmeno garantito. Imparare a raccontare tutto questo è scrivere. Imparare a visualizzarlo in un'unica immagine è disegnare. Imparare a sentirlo è musica.

 

venerdì 4 giugno 2021

Di Scelte, Incertezza e Possibilità

Il Terreno delle Incertezze è lo stesso che fa crescere le Possibilità.
"Enantiodromia", la corsa all'opposto. Io non ho mai rischiato fino in fondo. Adesso sul piatto ho buttato tutto. Spero di riuscire a fare scelte ponderate e razionali, mentre mi gioco queste mani che restano. Perchè in fondo sono a metà corsa, le ombre si fanno corte. E tra pochissimi anni, inizieranno ad allungarsi di nuovo, ma dalla parte opposta.

venerdì 28 maggio 2021

Di Sbagli e di Vita

Curioso come, a distanza di vent'anni, chi mi diceva che non avevo talento, che non ce l'avrei mai fatta, sia stato costretto ad abbandonare i propri progetti di vita.

Sfortuna? Carenza di cosa? Di talento? Di coraggio? Di conoscenza di Sé?
Io non giudico.

Rancore invece un poco ne porto, non tanto nei confronti delle persone; quanto invece nei confronti dei ricordi, delle ingiustizie ricevute e del mio senso perenne di colpevolezza nei confronti di qualcosa. Nei confronti del mio avere abbassato troppo spesso la testa, che ancora adesso, a distanza di anni, non riesco a sollevare completamente. Dolore neuropatico che si propaga dal collo alla pianta dei piedi. Regalo della mia artrite reumatoide, retaggio per metà genetico e per metà caratteriale.

Poi penso che alla fine siamo tutti sulla stessa barca, quella Umana. E sbagliamo. Perchè la maledizione dell'essere umani è dover sbagliare per vivere. Se non sbagli, non vivi.
 
Io non ho voglia di sopravvivere di rancori. Perchè di rancori non si vive, si sopravvive a malapena.
Ho voglia di riempirmi gli occhi di orizzonti, paesaggi e possibilità. Di mangiarmi albe mozzafiato con le nebbie che salgono dal Po. Di vedere strati di nuvole dall'alto, di contare i giorni che mancano tra me e il mio prossimo sogno che sa di progetto.
 
E per vedere, assaporare, sentire, toccare, annusare tutte queste cose, non puoi farti distrarre dal rancore. 
Io voglio volere.
Sì. La rinuncia al rancore, in fondo, è un atto egoistico.
Un egoismo che fa bene alla vita.


Buck Tick: Märchen

giovedì 22 aprile 2021

Fantasie d'Oriente

 "C’è un piccolo albero di ciliegio in fiore nel giardino alle mie spalle. L’hanno piantato l’anno scorso, e ha faticato molto a mettere radici. In autunno sembrava stesse per morire, ma alla fine ce l’ha fatta e quest’anno, testardo, ha messo i primi fiori.
Il termine giapponese che sta a indicare la fioritura di ciliegi è hanami, penso mentre ammiro la sua tenacia colorata di rosa. Me lo ha spiegato una ragazza giapponese, mentre ero laggiù. Letteralmente vuol dire “guardare i fiori”. La bellezza dei petali di ciliegio che cadono in delicate nevicate rosa ricorda alle persone l’impermanenza delle cose belle e della vita stessa. La caducità. Forse è così che deve funzionare. Forse tanta bellezza deve essere effimera perché Dio non si può permettere di privarsene troppo a lungo. E la stessa cosa forse vale per la vita stessa. Forse entrambe le cose, la bellezza e la vita, ci vengono consegnate per un breve tempo proprio per questa ragione, e sta a noi trovare sia la bellezza nella vita che vita nella bellezza."

(tratto dal mio racconto: Sakura)

Storie sull’Oriente. Nelle sue innumerevoli declinazioni: prettamente fantastiche, altre autobiografiche, storiche, avventurose, ecc.; ambientate in un remoto passato, in un ipotetico futuro o anche ai giorni nostri in Paesi diversi, reali o immaginari, ma tutti con una chiara impronta orientale.
“Di quale Oriente?”
Negli undici racconti qui riuniti il lettore potrà trovare storie dell’Estremo Oriente, a cominciare dalla Cina, da un Giappone delicatamente evocato o delineato, futuristico e un poco inquietante fino all’India ricca di leggende e miti; o ambientati in un Medio Oriente a volte realistico, a volte immaginario.

Gli Autori

Fiorella Borin
Adriana Comaschi
Valentino Di Persio
Renzo Maltoni
Chiara Negrini
Luisa Paglieri
Annarita Petrino
Anna Maria Pierdomenico
Mariano Rampini
Loretta Tobia
Enrico Zini

Copertina di Grazia Di Michele
[ISBN-978-88-7475-932-3]
Pagg. 160 - € 12,00

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