mercoledì 12 febbraio 2025

Come Atlante

Dopo la sconfitta dei Titani, Zeus decise come punirli.
Uno di essi, Atlante, era un Re e uno studioso. Era uno dei Titani più forti. Gli dèi lo relegarono a un compito eterno e apparentemente necessario: invece di essere imprigionato, Atlante venne condannato a sorreggere il cielo per l’eternità.
La condanna fu quindi anche psicologica: portato a credere che senza di lui il cielo sarebbe crollato, convinto che il suo sacrificio fosse indispensabile, egli venne reso parte di un sistema cosmico. 

Ma se osserviamo bene il mito, emerge un dettaglio inquietante: Prima di lui, chi reggeva il cielo?
Nessuno.
Quante volte ti è successo che per senso del dovere o per imposizioni esterne, hai portato pesi che in realtà non sono mai stati veramente tuoi?


lunedì 10 febbraio 2025

Notte

La notte è una dimensione strana.

Nel buio tutto scompare, e resti tu con le tue verità amplificate.
Di notte i mostri sono terrificanti; le paure diventano abissi; ma anche la verità si manifesta in tutta la sua potenza.
Le intuizioni, quando arrivano di notte, hanno una forza ancestrale, sono spietate: le più spaventose, ma anche le più sincere.
 


giovedì 6 febbraio 2025

La mia Terra

-La Bassa. La fettaccia di terra grassa, coricata lungo la riva del Po, nella piana frastagliata dagli argini.
E la gente che nasce in quei posti ha la testa dura come la ghisa.
La città? Roba dell'altro mondo.-

Ogni posto ha qualcosa che parla solo a chi ci è nato.
E il Paese sull'Acqua, il mio Paese, parla la lingua che anche io conosco.

Ho avuto la fortuna di crescere in un tempo in cui i soffitti avevano vecchie travi di legno, le case un'aia in cui giocare, le cantine i tini e le botti che servivano per fare il vino, le vigne dietro casa e gli orti vicino al canale.
Ho visto mia nonna districare i fili di lana sulla "guindolina" e arrotolarli in un gomitolo, ho guardato le persone pulire le stufe a legna, fare le conserve di pomodoro in estate e le scope di meliga in inverno.
Ho visto perfino la  "battitura" del grano sull'aia, con "al svarsèl", la coppia di bastoni di legno  tenuti insime con un anello di metallo, usati per questo scopo.

La ronchina, la  roncola piccola, richiudibile, da tasca, all'epoca era "multitasking", come diremmo  oggi: i nostri Vecchi tagliavano il grappolo dell'uva, l'erbaspagna per i conigli, tiravano su famiglie di prataioli in autunno, la usavano come metodo di "comunicazione non violenta", magari per aggiustare il discorso dopo una briscola particolarmente intensa all'osteria.
Il padre di Tonino, la persona da cui tanto ho attinto per "Pedar", la portava sempre in tasca: un uomo che aveva fatto due guerre, che si faceva le salite di argini alti dodici metri in bicicletta fino alla soglia dei novant'anni, col forcone e il rastrello appoggiati alla spalla.

Cose di poco conto per il mondo, ma che nel piccolo Paese sull'Acqua hanno un valore tutto loro, profondissimo: sono la memoria storica della Terra Bassa, raccontano chi è stato prima di noi e ha costruito le basi di ciò che noi siamo ora.

La Memoria Storica, sì.
Un termine che uso molto spesso, che amo.

Ogni posto ha qualcosa che parla solo a chi ci è nato. Perché la lingua che usa è quella che si apprende solo lì, e solo chi ha vissuto lì per tanto tempo la può capire. È una lingua difficile da imparare: occorrono tempo, pazienza e il saper sentire più che vedere.

A volte certi linguaggi sono più semplici, e si imparano più in fretta. Il mare parla forte, è chiaro quel che dice. Altre volte perfino la voce è diversa. Il Paese sull'Acqua parla con voce di Vecchio e sa dell'odore dell’Oglio nei tramonti d'agosto. E declama una poesia più semplice, che alcuni direbbero povera, ma che ha la bellezza del Grande Fiume e dei Pioppi, versi che si dipanano come quel filo di lana, tra l'incontro con il Fiume Oglio, gli edifici austeri della Bonifica, i canali e il Ponte di Barche.

Cose di un valore relativo per chiunque altro, me che per noi, venuti su a "sole che martella sulle teste della gente" sono assolute a prescindere, poiché hanno creato il nostro paesaggio interiore più importante.

Gli scorci del Paese sull'Acqua sono anche i miei, perché io appartengo a questa Terra.

-Un "Po" di Noi-

lunedì 27 gennaio 2025

Tenacia

 Come un'erbaccia, la vita si attacca tenacemente ad ogni possibilità, non importa quanto esigua.



 

sabato 25 gennaio 2025

Paura

Chi giudica gli altri con eccessiva liberalità, di solito lo fa perché non reggerebbe mai uno specchio davanti alla propria faccia.
Il giudizio è una confessione di inconsistenza.


venerdì 3 gennaio 2025

Sotto la Neve del Tempo

È stato un capodanno sereno, ed è un inizio dell'anno strano.
Non riesco a isolarmi come vorrei, eppure...

Eppure c'è una neve che nel mio Mondo Immaginale ricopre tutto e sembra che voglia proteggere, con la propria coperta di calma, anche i miei pensieri.
Una sera di tanti anni fa la guardavo, tutta questa bellezza, questa distesa di pace che, illuminata dalla luna piena faceva crescere sugli alberi frutti puntuti e scintillanti.

È che mi sento distante e lontana da un qui ed ora tutto sommato sereno. Mi richiamano coordinate spaziotemporali che benché non esistano in questo momento, mi avviluppano come viticci, e liberarmene è difficile.

Difficile stare nel mio qui ed ora di neve al sole, di fuochi scoppiettanti nel camino e nella stufa della cucina.
E' che voglio chiudere fuori quei venefici viticci. So a chi appartengono, e quella persona non sono io.

Io sono qui, ora. Al sicuro, sotto la neve del tempo.

 

giovedì 26 dicembre 2024

Felice Rinascita





-Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.-
Albert Camus

"In Rain Veritas" è una sorta di gioco di parole che mescola l'idea di verità con la metafora della pioggia, perchè a volte la verità emerge più facilmente quando si affronta il "tempo grigio" della vita.
Questo ho voluto dire quando ho scelto il nome del mio blog. Un nome che mi è parso anche un po' risibile, devo dire, con quel suo mix affatto eufonico di latino e inglese.

Non ho aggiornato tanto quest'anno.
Ho scritto poco e vissuto tanto.
Ho pianto molto, ma non sono state né lacrime di gioia né di dolore; fatte di una materia lontana dalla tristezza e anche dalla debolezza.
E' stato un pianto liberatorio, simile al temporale, alla pioggia improvvisa che lava via tutto e che fa rilucere la verità, l'essenza delle cose.
Lacrime come atto di purificazione, pianto pregno di potere trasformativo; che ha segnato il passaggio tra uin Prima e un Poi; da una condizione di Sofferenza a una di Guarigione.

La pioggia di cui parlo, questa del mio blog, è infatti la pioggia emotiva, interiore e trasformativa delle lacrime.
Quelle che devono essere disperse, eliminate come tossine, affinché possiamo sentirci più leggeri, più chiari, più pronti a rinnovarci.
Ed è con questo spirito che auguro a ciascuno di voi tutto il bene possibile per il prossimo anno.

E che, se per forza dovrete piangere, possano essere lacrime capaci di rinnovarvi, di rendervi più forti e il più possibile vicini a voi stessi.

Buon Natale, Buon Anno Nuovo. Felice Rinascita.


 

giovedì 11 gennaio 2024

Bugie e Verità

Le bugie che raccontiamo a noi stessi devono essere ripetute più e più volte affinché possano essere credute. La verità basta dirsela una volta soltanto per non poter più tornare indietro: dopo quel limite, esiste solo la finzione.

È per questa ragione che la natura umana ama mentire: a sé stessa prima e agli altri poi.
Ed è per la stessa ragione che la verità è merce costosa che tutti dicono di cercare, che ben pochi sono disposti a comprare e che quasi nessuno offre.
 

mercoledì 10 gennaio 2024

Del Perfezionismo e di altri Demoni

-Del perfezionismo è quella cosa che non esiste e che molti di noi hanno eletto a divinità. Peccato si tratti di una divinità bugiarda, inafferrabile e sadica alla quale nulla importa dei tuoi sacrifici.-

Leggo stamattina il post di un mio contatto, uno dei numerosi psicoterapeuti che seguo sempre con interesse.
-Il momento giusto non esiste, ma esiste il coraggio di iniziare.-
Uno strano caso di sincronicità poiché, affetta da perfezionismo cronico, spesso tergiverso alla ricerca di questa fantomatica chimera chiamata "momento giusto".
Il momento in cui mi sentirò così, in cui quest'altra cosa sarà a posto in quest'altra maniera. In cui avrò questo e quello strumento in mio possesso; in cui l'ago della bilancia si fermerà su questa cifra; in cui le mie energie fisiche e psicologiche saranno a questo livello e via, tutta una serie di parametri che più si accumulano uno sull'altro, più andranno a formare un quadro di riferimenti impossibile da creare.
Una mera idea astratta, questo -momento giusto-: un animale che vorremmo catturare e che più viene avvicinato più balza in avanti, mettendo ulteriore distanza tra noi e lui.
Mia madre, veronese, è solita dire "A un bòn soldà, ogni arma ghe fà". A un buon soldato, ogni arma è confacente.
Così mi rendo conto che occorre iniziare ora, come si è e con ciò che si possiede.
Perché il momento giusto, appunto, non esiste. Se non nella nostra testa.
E perché, soprattutto, il perfezionismo è quell’altra cosa che non esiste e che molti di noi hanno eletto a divinità. Peccato si tratti di una divinità bugiarda, inafferrabile e sadica alla quale nulla importa dei tuoi sacrifici.
 
In foto: il labirinto vegetale di Villa Pisani.
 

lunedì 4 dicembre 2023

La Giornata Mondiale della Disabilità

Ieri è stata la giornata mondiale della disabilità. Qualsiasi cosa significhi, me la sono persa.

Dico "qualsiasi cosa significhi" perchè ho l'impressione che ci siano giornate mondiali di serie A e giornate mondiali di serie B. Quelle di serie B portano minor introito politico.
Ecco, io faccio parte della categoria. 
 
 
Si vede? Non si vede? A volte sì, a volte meno. A volte devo porre ogni riserva di energia nella fatica di mettere un passo dopo l'altro; a volte a malapena la malattia si nota.
Artrite reumatoide, spondilite, polineuropatia ma a lentissima evoluzione.
 

Ieri non ho scritto niente.
Ho deciso di adattarmi alla media. Pochi si sentono coinvolti dal problema.
Qui iniziano le domande che mi pongo.
La malattia è un fattore così sconosciuto, avulso dalla vita di chiunque? Oppure è più qualcosa di sinistro, al quale meno si pensa e meglio è e nei confronti del quale scattano dinamiche di espulsione?
Non lo so quanto siano utili queste giornate. Io credo non lo siano un gran che. Ci si prova, ed è lodevole lo sforzo di farsi -capire-; ci si accontenta. Che farsi com-prendere è un concetto ancora parte delle terre d'utopia.
Ma forse è meglio l'esempio. Il far capire che non si tratta di "noi" o di "voi", che tra il "noi" e il "voi" a volte è davvero questione di una diagnostica malfunzionante, del momento in cui si svolta una curva o di predisposizione genetica e fattori attivanti.
Far capire che la vita è una, e che tutte queste situazione sono parte integrante dell'essere Umani. Che non v'è alcuna distinzione netta tra -questo- e -quello-, se non in un percepito culturale che va cambiato. Non per migliorare la vita "di chi è disabile", ma per rendere migliore la vita di tutti.
 
 
 
Ecco, io sono questa e quella. Io e le mie mani. La mia vita che va in un senso e poi nell'altro. E' dinamismo anche questo. In questi estremi ci si muove; in questo movimento, con un buon livello di consapevole sforzo, ci si evolve. ♥