domenica 7 dicembre 2014

Metafore

E' una ragazza solare.
Non vedo i pannelli. Sarà mica eolica?


Fucktotum: La Vecchia ha visto gli UFO

mercoledì 3 dicembre 2014

Tv vs Internet

La tv è uno strumento del dimonio, ma pure internet non scherza.


Placebo: Too Many Friends

sabato 25 ottobre 2014

Rieccomi

Buongiorno a tutti. Perdonate l'assenza ma il mese scorso sono stata sottoposta a un intervento chirurgico piuttosto importante (major surgey).
Era programmato da alcuni mesi, è andato tutto bene e ora sono in convalescenza. Ci metterò un po' a recuperare e mi sento ancora stanca e stordita, ma non appena starò meglio mi rimetterò subito al lavoro!
Vi è mancato Pedar? Almeno un pochino???Come come, "non sapete di cosa sto parlando"??? :D Ma rimediamo subito!!!!
http://chiaranegrini.blogspot.it/2014/08/il-vampiro-della-bassa.html




Weird Al Yankovich: Like a Surgeon

venerdì 12 settembre 2014

FATE GIRARE!!11!111

ATTENZIONE, FATE GIRARE. IMPORTANTEEEE!!111111! CONDIVIDETE! NON CREDERETE NEMMENO VOI A QUELLO CHE SCRIVE LA GAZZETTA DELLA BASSA! MA E' VERO: ILMIO ROMANZO E' STATO CENSURATO DAI MEDIA PERCHE' PARLA DI VAMPIRI, ALIENI RETTILIANI, DEL PIANETA NIBIRU E DELLO STRAPOTERE DELLA LATTERIA COMUNALE DI VIA BUOZZI A SABBIONI! Ecco, adesso lo sapete! CONDIVIDI SE VUOI CHE LA VERITA' TRIONFI e INFORMATI.
(Anche la piattaforma di blogger è controllata dalla massoneria che non vuole che voi leggiate l'articolo e mi obbliga a pubblicare un'immagine piccola e illeggibile! Leggi l'articolo seguendo questo link, prima che venga CANCELLATO!!!!)
http://delos.digital/9788865306734/i-vampiri-della-bassa

mercoledì 10 settembre 2014

Se lo dicono loro...

...mi adeguo anche io, no? =)
Beh, dai, quando il tuo libro viene consigliato da un book store accanto a quello di Ken Follett, la giornata prende una piega migliore! =)


Per approfondire, leggere le anteprime dei racconti, acquistare ebook o cartaceo, clicca qui. =)

giovedì 4 settembre 2014

La Signora Forestiera

A grande richiesta del pubblico, posto il POV di Karla, la raffinata Maga Globalizzata creata da Massimo Soumaré nonchè co-protagonista del secondo racconto del romanzo "I vampiri della Bassa", dal titolo "Il mistero della Bonifica". Il racconto è stato gestito con un'alternanza di capitoli scritti da Massimo e dalla sottoscritta: ciascuno di noi due ha dato voce al proprio personaggio: il pezzo che andrete a leggere è stato scritto da Massimo, che qui ringrazio per la collaborazione e la disponibilità. :)
Ringrazio anche l'illustratore e mangaka Ryo Kanai (ありがとうございます! ^.^), che ha acconsentito a prestarci l'illustrazione in cui ha raffigurato Karla. Posto volentieri la versione a colori, che trovo eccezionale. E' stata realizzata in origine per il racconto di Massimo dal titolo "Le stravaganti vacanze estive di una maga e di una volpe" che potete trovare qui.
Buona lettura. ^^;
http://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=medium&illust_id=56319698


"La donna dalla carnagione scura e gli occhi dalle iridi grigie sbadigliò sonoramente, al contempo allungando l braccia per stirarsi, poi guardò fuori dal finestrino. Bè, non che ci fosse molto da osservare… Una fitta nebbia grigia dall’aspetto poco salubre avvolgeva ogni cosa.
Il treno non accennava ancora a ripartire. Dal lato dove Karla era seduta non si vedeva la banchina, ma solamente la sagoma sfumata di qualche traliccio accanto ai binari. E i tralicci continuavano a starsene lì immobili. Maledettamente immobili!
Imprecò contro le inaffidabili ferrovie italiane in un modo che avrebbe fatto arrossire persino gli scaricatori dei docks delle città portuali più malfamate del mondo.
Quello del giorno prima doveva essere un breve viaggio della durata complessiva di meno di ventiquattro ore. Formulare un incantesimo, risolvere il problema e rientrare velocemente a casa. Semplice, liscio, pulito. Perciò aveva portato con sé solamente una borsetta e non il trolley con il cambio di abiti e gli accessori da toeletta che usava abitualmente quando si recava in trasferta.
Tutto era proceduto apparentemente senza intoppi, almeno fino al ritorno. Aveva preso un treno locale. In seguito si era accorta di essersi sbagliata ed era frettolosamente scesa, su indicazione di un ferroviere, in una piccola stazione per salire su di un altro locale che avrebbe dovuto ricondurla a Torino, la città dove abitava. Appunto “avrebbe dovuto”…
Il treno si era fermato in una miriade di minute stazioni di paese impiegando un tempo incredibilmente lungo e, il mattino presto del giorno seguente, era infine giunto nella stazione di Bozzolo, un nome che non le diceva nulla, da dove non era più ripartito a causa di un guasto meccanico.
C’erano pochi altri passeggeri oltre a lei. Nessuno pareva particolarmente irritato di quell’attesa. Qualcuno dormiva persino della grossa russando fragorosamente.
Apparve il bigliettaio. Un omino dalla faccia anonima e dalla barba mal rasata con una smunta sciarpa gialla avvolta intorno al collo.
«Signori e signore, mi spiace comunicarvi che per terminare le riparazioni occorrerà ancora un’ora e mezza».
Aveva un’irritante voce stentorea.
Karla provò l’irrefrenabile voglia di ululare alla luna come un lupo nella steppa e di azzannare il bigliettaio alla gola. Anche se sapeva perfettamente che non sarebbe servito a nulla.
Faceva freddo, i sedili erano scomodi e non era riuscita a dormire che poche ore. Perciò, approfittando della sosta forzata, decise di scendere e andare a sgranchirsi un po’ le gambe e magari sorseggiare un caffè bollente in qualche bar. Ce ne doveva pur essere uno nelle vicinanze. Quello fu il primo di una serie di madornali errori. O sfortunate disgrazie cosmiche se preferite. Qualcuno lo chiama disegno del fato.

La stazione aveva l’esatto aspetto di quelle che si vedevano in quella vecchia serie di film in bianco e nero degli anni ’50 e ’60, dove un prete e un sindaco comunista erano al tempo stesso amici e nemici. Era sopravvissuta allo stesso modo di quelle pellicole, conservando il ricordo di un’Italia che ormai non esisteva più da tempo. 
Intorno a lei c’erano alcune persone che definire “vagamente rustici” sarebbe stato un eufemismo. Almeno dal punto di vista della maga. Ah, giusto! Karla era una maga. Una raffinata maga globalizzata di città per la precisione. Provò a rivolgersi ai due uomini più vicini. Uno era di bassa statura, l’altro aveva mani singolarmente enormi. 
«Scusate, potete indicarmi dove c’è un bar?».
I due la guardarono sgranando gli occhi.
Karla, con i suoi abiti firmati e l’aspetto esotico da modella, non era il genere di donna che s’incontrava nei piccoli centri. Uno dei due rispose in modo titubante.
«Siura, a gh’è al bar d’al cinés che darént»
Questa volta fu il turno di Karla rimanere allibita. Non aveva capito neppure una parola!
«Per favore, potrebbe ripeterlo parlando più lentamente?»
«Gigét al vol dì c’a gh’è al bar d’la stasiòn, che dadré» intervenne “manone” per aiutare il suo amico nella discussione con la forestiera.
Niente. Anche questa volta Karla non era riuscita a comprendere nulla.
A mali estremi… Tracciò rapidamente con il dito in modo impercettibile un segno sul proprio orecchio destro, mentre con l’altra mano coprì, facendo finta di tossire, le labbra piene e mormorò un sortilegio. Si trattava di un incantesimo-interprete che permetteva di destreggiarsi in qualsiasi lingua, incluse quelle di molti esseri sovrannaturali e animali.
“Bene, che ora parlassero pure come volevano!” pensò soddisfatta la maga
«Propia ammè al dis Gigét che. La g’à mia da fa d’la gran strada par rivàg. Ad sicur però col d’al Cafè l’è tota n’atra roba, eh! Bel elegant, a g’u idea c’al piasrés pusè a na siura ad cità ammè lè, ma l’è pusè luntan.»
La soddisfazione della maga si sciolse similmente a neve al sole. Anche con l’incantesimo non capiva un accidenti!
Non sapeva, la poverina, che anche i sortilegi nella Bassa non seguono le comuni regole del resto del mondo.
Alla fine Michelino le indicò la direzione con il braccio.
Karla, seccata, uscì dalla stazione. Era sicura d’incontrare qualcuno che parlasse in modo comprensibile e a cui, eventualmente, chiedere di nuovo delle informazioni. Quello fu il suo secondo grave errore della giornata.
La nebbia era sempre più fitta. 

Fuori della stazione, il nebbione era così denso da potersi letteralmente tagliare con il coltello.
Un pizzicore le fece prudere la pelle di tutto il corpo. Conosceva la sensazione. Era quella che si provava nel momento in cui si attraversava un portale magico capace di trasportare le persone a distanze considerevoli in pochi istanti.
Un attimo dopo si ritrovò con gli stivali griffati dal tacco alto che affondavano inesorabilmente nella terra umida.
Era a una ventina di chilometri della stazione di Bozzolo, nel bel mezzo dei campi.
Cercò di guardarsi intorno, ma la nebbia era ancora troppo fitta, seppure meno di prima, limitando la visibilità a un raggio di una quindicina di metri circa intono a lei. Dei corvi gracchiavano qua e là. Strani e penetranti odori appestavano l’etere e l’insistente gracidio delle rane, che avrebbero dovuto già essere in letargo, aveva qualcosa d’insolito che pareva annunciare eventi funesti.
Il suo piede calpestò qualcosa sul terreno. Si chinò per vedere cosa fosse e raccolse uno strano libretto foderato in pelle simile a un’agenda. La incuriosì, perciò lo infilò, dopo averlo avvolto in dei fazzoletti di carta di modo che non sporcasse, nella borsetta con il proposito di esaminarlo attentamente in seguito. 
Scorse un canale e iniziò a seguirlo nella speranza di giungere in un luogo abitato. Al limitare del suo campo visivo, in basso vicino all’acqua, intravide la sagoma di quello che pareva un uomo con un braccio alzato che impugnava qualcosa.
«Signore… Signore, senta…» provò a chiamarlo sospettosa e pronta a reagire in caso di pericolo.
Aveva appena pronunciato quelle parole, quando scivolò su del letame finendoci dentro in pieno e sporcandosi in malo modo l’abito firmato che aveva comprato appena il mese prima.
«Merde!!» esclamò elegantemente in francese (è noto che le maghe globalizzate sono abili poliglotte, anche se, a quanto pare, negate per i dialetti). L’imprecazione fu decisamente appropriata alla situazione.
Tra la Bassa e la maga la guerra era ufficialmente dichiarata."


Il romanzo è ora disponibile nella nuova edizione Delos Digital.

Leggi l'anteprima dei racconti:


Per saperne di più:
Premio Cittadella 2015
Articolo "Il Sole 24 Ore"
Articolo "Gazzetta della Bassa" 
Recensione a cura di "Mi Trovi tra le Righe"
Copertina di Andrea Gatti 

sabato 16 agosto 2014

Il vampiro della Bassa

Burbero, schietto e poco incline ai compromessi, Pedar è un agricoltore sessantenne che, in una mattina di maggio, viene morso sul culo da un cane vampiro mentre si reca a lavorare nella sua melonaia. La trasformazione da umano a vampiro subentra entro poco, ma un abitante della Bassa mantovana non può essere un vampiro come gli altri…
“Spassoso” ed “esilarante”, Pedar ha conquistato i lettori fin dalla sua prima apparizione sull’antologia “I Vampiri non esistono”. Scritto nel dialetto locale e tradotto in italiano, è diventato un “piccolo cult in rete” (Il Sole 24 Ore) e si è portato a casa il Premio Nazionale Cittadella nel 2015.
La presente edizione comprende il racconto originario e altre quattro storie, delle quali potete leggere la relativa anteprima seguendo i links qui sotto.


Il romanzo è ora disponibile nella nuova edizione Delos Digital.

Leggi l'anteprima dei racconti:

Per saperne di più:
Articolo "Il Sole 24 Ore"
Articolo "Gazzetta della Bassa" 
Recensione a cura di "Mi Trovi tra le Righe"

Copertina di Andrea Gatti

sabato 19 luglio 2014

Le Complicazioni della Modernità


Eccovi l'estratto dal quinto ed ultimo capitolo dal titolo "Sottosera", contenuto ne "I Vampiri della Bassa", in uscita per Delos Digital. In questo ultimo racconto, i vampiri responsabili della vampirizzazione di Pedar tornano nel viadanese per tentare di piegare gli abitanti alla loro bieca volontà... ovviamente con risvolti per loro poco piacevoli ^^; Il racconto spiega anche come mai, sul cartello stradale che indica l'ingresso nel paese di Sabbioni, apparirà la scritta "Comune Devampirizzato".

http://delos.digital/9788865306734/i-vampiri-della-bassa

"Già che le robe erano così, il sindaco aveva deciso che era meglio fare un’eccezione per quella volta lì, che star lì a spiegare a Pedar che la posta adesso è anche elettronica e non c’entrava niente con l’allevamento dei suini gli pareva un po’ troppo rischioso.
Pedar aveva lasciato le sue carte ed era uscito dal comune bello contento che cantanva come un merlo, quando una ragazzina conciata come una giostraia(1) lo aveva fermato. Era tutta vestita di nero, bianca come un morto , ci aveva delle calze che sembravano la rete per andare a pescare i pescigatti e in faccia era pitturata come il portone nuovo dell’officina del Gino.
«Signor Pedar! E’ lei? E’ il famoso “Vampiro della Bassa”?» aveva attaccato la ragazzina.
«Vèh nani, vai a girare per spolverine(2) che oggi non è mica giornata!» ci aveva dato risposta Pedar, senza nemmeno fermarsi.
«No signor Pedar, aspetti. Sono un real vampire(3), e vorrei farle un’intervista per la nostra webzine Popolo della notte…»
La ragazzina ci aveva messo sotto al naso di Pedar un registratore. Pedar, che sapeva che alla gente ci vedi il cappello ma mica il cervello, si era fermato a guardarla male.
«Vèh ragazzina, sei stupida o mangi i sassi? Io di vicini(4) che si chiamano popolodellanotte di cognome non ne conosco mica. Ti ho detto che non ho mica tempo per le tue stupidate!»
La ragazza era rimasta un po’ confusa per via della traduzione approssimativa di Pedar, che di sicuro non poteva sapere cosa fosse una webzine. Però si dice che è meglio una buona faccia di una trista porzione e seguendo questo consiglio popolare, la ragazzina aveva deciso di insistere.
«La capisco, ma guardi… noi ci occupiamo di subculture conteporanee e lei, essendo un vampiro…»
Pedar l’aveva guardata di nuovo, ormai convinto che a quella lì ci calasse un po’ di grammi di cervello per arrivare al chilo tondo.
«Qua di vampiri non ce n’è mica, e se vuoi fare il sub è meglio che vai al mare, che sotto ai bacini della bonifica non c’è mica niente da vedere!»
«No, ma io volevo chiederle solo un’intervista e…»
«No, non sono mica interista. E adesso prendi su per la tua strada che mi hai già stufato! C’è mica niente da grattare qua!»
Distanziata anche quella seccatrice lì, Pedar era tornato dritto a casa. Lungo l’argine di San Matteo, d’intanto che guidava il furgone, si era visto superare da una macchina che pareva un tribunale e che andava dritta come una schioppettata verso Sabbioni.

Appena che era arrivato a casa, Pedar si era messo a leggere il giornale d’intanto che la Maura apparecchiava la tavola coi piatti. Pedar aveva appena fatto in tempo a raffreddarsi dall’arrabbiatura per via del fatto del maiale quando qualcheduno aveva attaccato a suonare con insistenza il campanello. La Maura era andata in cantina a prendere il bottiglione del lambrusco e così si era alzato lui, aveva aperto la finestra e senza nemmeno guardare chi fosse davanti alla porta, lo aveva liquidato con un “non compro mica niente”. Appena arrivato di nuovo sul divano aveva preso il giornale e non era mica vero che avevano iniziato a suonare ancora? Pedar si era alzato ancora, piuttosto inverso stavolta, aveva aperto di nuovo la finestra e aveva guardato male il soggetto che stava fuori col dito puntato sul campanello di casa.
«Fai conto di bruciarmi il campanello? Ti ho detto che non compro niente!»
«No senta sono un giornalista e vorrei parare con il Vampiro della Bassa, è lei?»
«Non compro niente e non ci ho niente da dirti.»
Pedar avvea richiuso la finestra in mezzo a due o tre biastume, si era seduto ancora sul divano quando il campanello della porta aveva attaccato a suonare per la terza volta. A quel punto lì. Pedar era indeciso se andare verso il taccapanni, dove teneva la mannaia bella pronta per le emergenze come quelle, o restare attaccato alla tradizione. Alla fine, la tradizione l’aveva spuntata e Pedar era andato sotto il portico, aveva brancato il piccone ed era uscito.
«Allora: te ne vai o devo darti una sberla con questo qua?»
Onutile dire che il giornalista se l’era filata tanto di corsa da averci bruciato perfino il sentiero dell’aia. Bello che soddisfatto, Pedar era tornato in casa, aveva pranzato e si era messo sul divano a fare un riposino fino a sera."

1) Nella Bassa si usa spesso la frase "at s'è cusa ammè na giustrèra" per commentare una donna dall'abbigliamento piuttosto inusuale o trasandato. 
2) Spolverine: traduzione italianizzata del termine “spulvrini”: ovvero i frutti delle canne che crescono selvatiche lungo i fossi. “Và par spulvrini” (vai per spolverine) è un gentile invito locale ad andare al paese dei campanelli, offensivo in quanto una volta erano i più poveri a guadagnarsi il pane raccogliendo le canne palustri selvatiche e lavorandole per farne piumini per togliere la polvere (da lì il nome “spolverine”) che venivano poi venduti.
3) Real Vampire: persone che decidono di vivere come i vampiri letterari o cinematografici, talvolta dormendo di giorni e vivendo di notte e, in alcuni casi estremi pure se non provati, bevendo sangue umano. 
4) Gioco di parole basato sull’assonanza della parola inglese webzine (contrazione di web-magazine, ovvero periodico pubblicato solo via internet) e il dialettale vsàin (vicino di casa).

Il romanzo è ora disponibile nella nuova edizione Delos Digital.

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Premio Cittadella 2015
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mercoledì 16 luglio 2014

Gli Stupidi nascono senza seminarli

Ecco, come promesso, un estratto dal secondo capitolo dal titolo "Il Mistero della Bonifica", contenuto ne "I Vampiri della Bassa", in uscita per Delos Digital. In questo secondo racconto, scritto a 4 mani con Massimo Soumaré, Pedar e la Maga Globalizzata Karla si troveranno a dover fronteggiare un "Grande" ed "Antico" nemico, calato nella Bassa Mantovana a causa di una "oscena" ed inimmaginabile ragione... :D

http://delos.digital/9788865306734/i-vampiri-della-bassa


"Proprio nel momento che Pedar era dietro spiegare alla signora che da alcuni giorni c’erano delle storie strane al paese, gli era suonato il cellulare. Era la Maura, che gli aveva detto che in casa ci avevano i giornalisti della Gazzetta che volevano domandargli proprio di quello che era successo alla Bonifica.
“Dicono che se ci parli, ci pagano e ci danno anche un soggiorno alle Seiscells!”, aveva fatto la Maura.
“Si ma che siano mica dei suonatori, che io ci vado mica a casa di dio per portare a casa un divano e due poltrone!” aveva risposto Pedar che di vacanze e arredamento era un esperto.
Così Pedar si era inviato verso casa col bartavello, il pescegatto che si dimenava come un matto e la signora.

Arrivato a casa, ci aveva trovato una confusione che faceva paura. Mezzo paese era in casa sua, e un paio di giornalisti erano dietro domandare alla gente se avessero visto intorno al paese dei marziani o dei bagagli simili.
Cosegnati pescegatto e signora alla Maura, la moglie aveva accompagnato la signora a farsi una doccia. «La venga con me signora, che puzza come un vaso da notte!», le aveva detto intanto che le segnalava a gesti il percorso. Pedar invece era rimasto coi giornalisti.
«Signor Pedar», aveva attaccato a chiedere un giovanotto con l’aria di quello che la mattina la brioche non la puccia nel caffelatte ma nello stracotto, «Siamo qui per scrivere un articolo sul Mistero della Bonifica, per la nostra rubrica “Misteri della Bassa”, lei ha mai visto alieni qua intorno?»
«Cos’è che c’hai?»
«Extraterrestri, insomma… marziani ecco».
«No, io non ho visto niente», gli aveva risposto Pedar mentre lo prendeva per un braccio «e se non vai mica fuori dalle balle adesso io ti tiro il collo come a un cappone.»
«No aspetti solo una domanda…», aveva insistito il ragazzotto, «ad esempio, ci dicono che esistano tunnel che attraversano gli argini. Chissà da quanti secoli stanno qua, forse millenni. Di sicuro li avranno costruiti con una tecnologia avanzatissima, all'avanguardia... Signor Pedar, lei ci sa dire di che tecnologia si tratta?».
«Si chiama BADILE...»
Il giovanotto lo aveva guardato mica tanto convinto. «Senta, ma poi questi argini! Insomma che esista un mistero è evidente, sono costruiti con una tecnica sconosciuta. E si racconta di una misteriosa setta dei tempi del Ventennio Fascista che costruì anche questa Bonifica… Insomma, quelle costruzioni lassù, come si chiamano? Non mi dica che non sono antichi templi voluti da questa setta! Perlomeno antichi fabbricati che proiettano nel cosmo i segnali dell’energia orgone…».
«Adesso scoltami bene ragazzo. Mi hai già stufato. Quelle là sono chiaviche, l’orgone a me mi sa che fa rima con un’altra parola e adesso te vai fuori dalle balle perché se è vero che gli stupidi di solito nascono senza seminarli a me mi sa che te ci hai infino le bustine!»."
 

Il romanzo è ora disponibile nella nuova edizione Delos Digital.

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Copertina di Andrea Gatti

martedì 15 luglio 2014

Lo Sgagnatore Seriale

Un breve estrattino del racconto "Pedar, il Vampiro della Bassa", il primo capitolo del romanzo "I Vampiri della Bassa", vincitore del Premio Nazionale Cittadella 2015.


http://delos.digital/9788865306734/i-vampiri-della-bassa

La faccenda pareva si fosse complicata, nel paese. Mano a mano che il tempo passava, erano successe cose strane.
Una notte, quello che aveva cercato di mordere Giuvan era andato in un’altra casa e aveva provato a mordere un altro paesano. E la roba non era finita lì, che da quella notte in avanti era sempre successo qualcosa di simile.
Ormai nel paese era scoppiato il caso dello “Sgagnatore Seriale”. I giovani cercavano di fargli una fotografia, e pensavano di chiamare quelli della televisione che facevano Si.Es.Ai. o Mistero, per capire chi era sto Sgagnatore.
Il peggio, però, lo aveva avuto lo Sgnagnatore, che i mantovani della Bassa non sono gente da farsi spaventare da un qualsiasi cretino. Se da Giuvan aveva preso due sberle, il vecchio Nando gli aveva dato una badilata sulla faccia e la Natalina gli aveva mollato un calcio nel didietro.
Il Comune però, visti i tafferugli, aveva mandato alcuni Vigili e la Protezione Civile, per pattugliare la zona durante la notte e per dare un’occhiata ai cani, dato che qualcuno insisteva nel dire che lo Sgagnatore si era trasformato in un cane. Un brutto cane giallo, cattivo e piccolo. E la faccenda, coi Vigili, sembrava essere rientrata un po’ sotto controllo.

Pedar, invece, non stava meglio. Cresceva come il pane in tavola, il sole lo scottava e doveva andare in giro col tabarro anche se oramai eravamo a giugno. La Maura, disperata, metteva in tavola di tutto, ma Pedar non mangiava. Nemmeno il puccino o il bevr’in’vain, che era la roba che gli piaceva di più.
Andare a lavorare nella melonaia era una roba da matti, e il segno della canottiera e dei calzini non si vedeva più: ormai Pedar era tutto bianco. L’uomo si accontentava di andarci alla fine della giornata, quanto attaccava a venire sera: allora andava ad annaffiare, a zappare un po’ e tornava a casa attorno alle due della mattina. L’unica roba buona di tutta la fiera, era che le zanzare gli stavano alla larga come se puzzasse.

Era accaduto una notte che tornava a casa in biciletta, che uno dei vigili lo aveva fermato perché prima lo accusava di essere un sospetto Sgnagnatore; poi, dopo che aveva visto che si trattava solo di Pedar, aveva tirato fuori la storia che gli mancava il fanale sul retro della bicletta. Tira e molla, è mia è tua, il Vigile si era stufato e voleva fargli la multa. E lì era successo un brutto lavoro, che il giorno dopo era andato in giro per tutto il paese: Pedar aveva affondato i denti nel didietro del vigile.

La Maura aveva avuto il suo daffare per mettere a tacere tutta la faccenda, perché il sospetto che Pedar fosse lo Sgagnatore Seriale, adesso, ce lo aveva anche lei.
Quando andava dal fornaio e c’erano le pettegole del paese che le domandavano di suo marito, lei rispondeva che Pedar aveva preso l’influenza, ma non c’era molto da fare. Il meglio che si sentiva in paese, era che Pedar avesse un esaurimento nervoso. E per fortuna non si sapeva in giro che Pedar dormiva di giorno, in cantina, in mezzo ai salami, e che non riusciva più a mangiare.
Che avesse mandato a quel paese il prete si sapeva, ma non c’era nulla di nuovo, che per Pedar mandare a quel paese il prete era come fargli gli auguri di Buon Natale.
La Curnacia aveva spiegato alla Maura che quello che era successo col vigile, era un riflesso condizionato del fatto che Pedar per primo era stato morso sul culo da un vampiro, e che quindi ora si stava trasformando.

In mezzo a tutto quel casotto, era successo che lo Sgagnatore non si era più fatto vedere, ma qualcuno aveva iniziato a girare per i pollai. Il pollaio di Pedar era stato il primo: il Diego, il figlio, aveva trovato il pollaio vuoto, una mattina che era andato a dare da mangiare alle galline. Poi era toccato a quello di Bruno il commerciante di porcellane, a quello della maestra Bice e perfino a quello del prete.
Allora, fino a quando qualche buontempone provava a mordere la gente, due sberle e un l’alzata di spalle e di problemi non ce n’era. Ma adesso erano andato a toccare i pollai, e la gente non era molto ben disposta all’idea di farsi portare via le galline senza dire nulla."



Il romanzo è ora disponibile nella nuova edizione Delos Digital.

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Recensione a cura di "Mi Trovi tra le Righe"
Copertina di Andrea Gatti