giovedì 4 settembre 2014

La Signora Forestiera

A grande richiesta del pubblico, posto il POV di Karla, la raffinata Maga Globalizzata creata da Massimo Soumaré nonchè co-protagonista del secondo racconto del romanzo "I vampiri della Bassa", dal titolo "Il mistero della Bonifica". Il racconto è stato gestito con un'alternanza di capitoli scritti da Massimo e dalla sottoscritta: ciascuno di noi due ha dato voce al proprio personaggio: il pezzo che andrete a leggere è stato scritto da Massimo, che qui ringrazio per la collaborazione e la disponibilità. :)
Ringrazio anche l'illustratore e mangaka Ryo Kanai (ありがとうございます! ^.^), che ha acconsentito a prestarci l'illustrazione in cui ha raffigurato Karla. Posto volentieri la versione a colori, che trovo eccezionale. E' stata realizzata in origine per il racconto di Massimo dal titolo "Le stravaganti vacanze estive di una maga e di una volpe" che potete trovare qui.
Buona lettura. ^^;
http://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=medium&illust_id=56319698


"La donna dalla carnagione scura e gli occhi dalle iridi grigie sbadigliò sonoramente, al contempo allungando l braccia per stirarsi, poi guardò fuori dal finestrino. Bè, non che ci fosse molto da osservare… Una fitta nebbia grigia dall’aspetto poco salubre avvolgeva ogni cosa.
Il treno non accennava ancora a ripartire. Dal lato dove Karla era seduta non si vedeva la banchina, ma solamente la sagoma sfumata di qualche traliccio accanto ai binari. E i tralicci continuavano a starsene lì immobili. Maledettamente immobili!
Imprecò contro le inaffidabili ferrovie italiane in un modo che avrebbe fatto arrossire persino gli scaricatori dei docks delle città portuali più malfamate del mondo.
Quello del giorno prima doveva essere un breve viaggio della durata complessiva di meno di ventiquattro ore. Formulare un incantesimo, risolvere il problema e rientrare velocemente a casa. Semplice, liscio, pulito. Perciò aveva portato con sé solamente una borsetta e non il trolley con il cambio di abiti e gli accessori da toeletta che usava abitualmente quando si recava in trasferta.
Tutto era proceduto apparentemente senza intoppi, almeno fino al ritorno. Aveva preso un treno locale. In seguito si era accorta di essersi sbagliata ed era frettolosamente scesa, su indicazione di un ferroviere, in una piccola stazione per salire su di un altro locale che avrebbe dovuto ricondurla a Torino, la città dove abitava. Appunto “avrebbe dovuto”…
Il treno si era fermato in una miriade di minute stazioni di paese impiegando un tempo incredibilmente lungo e, il mattino presto del giorno seguente, era infine giunto nella stazione di Bozzolo, un nome che non le diceva nulla, da dove non era più ripartito a causa di un guasto meccanico.
C’erano pochi altri passeggeri oltre a lei. Nessuno pareva particolarmente irritato di quell’attesa. Qualcuno dormiva persino della grossa russando fragorosamente.
Apparve il bigliettaio. Un omino dalla faccia anonima e dalla barba mal rasata con una smunta sciarpa gialla avvolta intorno al collo.
«Signori e signore, mi spiace comunicarvi che per terminare le riparazioni occorrerà ancora un’ora e mezza».
Aveva un’irritante voce stentorea.
Karla provò l’irrefrenabile voglia di ululare alla luna come un lupo nella steppa e di azzannare il bigliettaio alla gola. Anche se sapeva perfettamente che non sarebbe servito a nulla.
Faceva freddo, i sedili erano scomodi e non era riuscita a dormire che poche ore. Perciò, approfittando della sosta forzata, decise di scendere e andare a sgranchirsi un po’ le gambe e magari sorseggiare un caffè bollente in qualche bar. Ce ne doveva pur essere uno nelle vicinanze. Quello fu il primo di una serie di madornali errori. O sfortunate disgrazie cosmiche se preferite. Qualcuno lo chiama disegno del fato.

La stazione aveva l’esatto aspetto di quelle che si vedevano in quella vecchia serie di film in bianco e nero degli anni ’50 e ’60, dove un prete e un sindaco comunista erano al tempo stesso amici e nemici. Era sopravvissuta allo stesso modo di quelle pellicole, conservando il ricordo di un’Italia che ormai non esisteva più da tempo. 
Intorno a lei c’erano alcune persone che definire “vagamente rustici” sarebbe stato un eufemismo. Almeno dal punto di vista della maga. Ah, giusto! Karla era una maga. Una raffinata maga globalizzata di città per la precisione. Provò a rivolgersi ai due uomini più vicini. Uno era di bassa statura, l’altro aveva mani singolarmente enormi. 
«Scusate, potete indicarmi dove c’è un bar?».
I due la guardarono sgranando gli occhi.
Karla, con i suoi abiti firmati e l’aspetto esotico da modella, non era il genere di donna che s’incontrava nei piccoli centri. Uno dei due rispose in modo titubante.
«Siura, a gh’è al bar d’al cinés che darént»
Questa volta fu il turno di Karla rimanere allibita. Non aveva capito neppure una parola!
«Per favore, potrebbe ripeterlo parlando più lentamente?»
«Gigét al vol dì c’a gh’è al bar d’la stasiòn, che dadré» intervenne “manone” per aiutare il suo amico nella discussione con la forestiera.
Niente. Anche questa volta Karla non era riuscita a comprendere nulla.
A mali estremi… Tracciò rapidamente con il dito in modo impercettibile un segno sul proprio orecchio destro, mentre con l’altra mano coprì, facendo finta di tossire, le labbra piene e mormorò un sortilegio. Si trattava di un incantesimo-interprete che permetteva di destreggiarsi in qualsiasi lingua, incluse quelle di molti esseri sovrannaturali e animali.
“Bene, che ora parlassero pure come volevano!” pensò soddisfatta la maga
«Propia ammè al dis Gigét che. La g’à mia da fa d’la gran strada par rivàg. Ad sicur però col d’al Cafè l’è tota n’atra roba, eh! Bel elegant, a g’u idea c’al piasrés pusè a na siura ad cità ammè lè, ma l’è pusè luntan.»
La soddisfazione della maga si sciolse similmente a neve al sole. Anche con l’incantesimo non capiva un accidenti!
Non sapeva, la poverina, che anche i sortilegi nella Bassa non seguono le comuni regole del resto del mondo.
Alla fine Michelino le indicò la direzione con il braccio.
Karla, seccata, uscì dalla stazione. Era sicura d’incontrare qualcuno che parlasse in modo comprensibile e a cui, eventualmente, chiedere di nuovo delle informazioni. Quello fu il suo secondo grave errore della giornata.
La nebbia era sempre più fitta. 

Fuori della stazione, il nebbione era così denso da potersi letteralmente tagliare con il coltello.
Un pizzicore le fece prudere la pelle di tutto il corpo. Conosceva la sensazione. Era quella che si provava nel momento in cui si attraversava un portale magico capace di trasportare le persone a distanze considerevoli in pochi istanti.
Un attimo dopo si ritrovò con gli stivali griffati dal tacco alto che affondavano inesorabilmente nella terra umida.
Era a una ventina di chilometri della stazione di Bozzolo, nel bel mezzo dei campi.
Cercò di guardarsi intorno, ma la nebbia era ancora troppo fitta, seppure meno di prima, limitando la visibilità a un raggio di una quindicina di metri circa intono a lei. Dei corvi gracchiavano qua e là. Strani e penetranti odori appestavano l’etere e l’insistente gracidio delle rane, che avrebbero dovuto già essere in letargo, aveva qualcosa d’insolito che pareva annunciare eventi funesti.
Il suo piede calpestò qualcosa sul terreno. Si chinò per vedere cosa fosse e raccolse uno strano libretto foderato in pelle simile a un’agenda. La incuriosì, perciò lo infilò, dopo averlo avvolto in dei fazzoletti di carta di modo che non sporcasse, nella borsetta con il proposito di esaminarlo attentamente in seguito. 
Scorse un canale e iniziò a seguirlo nella speranza di giungere in un luogo abitato. Al limitare del suo campo visivo, in basso vicino all’acqua, intravide la sagoma di quello che pareva un uomo con un braccio alzato che impugnava qualcosa.
«Signore… Signore, senta…» provò a chiamarlo sospettosa e pronta a reagire in caso di pericolo.
Aveva appena pronunciato quelle parole, quando scivolò su del letame finendoci dentro in pieno e sporcandosi in malo modo l’abito firmato che aveva comprato appena il mese prima.
«Merde!!» esclamò elegantemente in francese (è noto che le maghe globalizzate sono abili poliglotte, anche se, a quanto pare, negate per i dialetti). L’imprecazione fu decisamente appropriata alla situazione.
Tra la Bassa e la maga la guerra era ufficialmente dichiarata."


Il romanzo è ora disponibile nella nuova edizione Delos Digital.

Leggi l'anteprima dei racconti:


Per saperne di più:
Premio Cittadella 2015
Articolo "Il Sole 24 Ore"
Articolo "Gazzetta della Bassa" 
Recensione a cura di "Mi Trovi tra le Righe"
Copertina di Andrea Gatti