Ieri è stata la giornata mondiale della disabilità. Qualsiasi cosa significhi, me la sono persa.
"La vita e la morte sono un enigma che, unite ad un altro enigma che gli si confà, trovano un senso."
lunedì 4 dicembre 2023
La Giornata Mondiale della Disabilità
sabato 25 novembre 2023
La Memoria Storica del Cuore
Stamattina, nel riordinare i miei appunti, ho rivisto nel passato una me stessa diversa. Una Chiara a colori, della quale vorrei conservare, per non soffrirne troppo, un mero ricordo razionale. Della quale vorrei sbiadire tutto il resto e insieme alla quale invece, mio malgrado, tutto sento: nella carne, nelle ossa e nel cuore.
Attraverso una di quelle Notti dell'Anima; così almeno io sento questi passaggi. Fasi depressive che si alternano a momenti felici come il mantice del respiro. Succedeva anche a Marie Louise Von Franz, e un poco, lo ammetto, mi conforta.
Penso che una malattia cronica e degenerativa non è solo affare da destinarsi al nostro involucro di carne e ossa; ma affligge anche la mente. Vi piaccia oppure no, non siamo solo mente o solo corpo. La scissione tra queste due istanze è sintomo di una qualche forma di stortura.
Penso a come i ricordi abitino la totalità di noi stessi, quando sono costantemente rivissuti, mantenuti quindi in vita. Si rinnovano di continuo nella memoria del corpo e in quella delle emozioni; solo alla fine, a volte ma non sempre, abitano l’ultima stanza, che è quella della mente.
Un
ricordo della mente è un ricordo che resta unicamente appeso al filo del
razionale: è solo una memoria residuale, un fantasma di quel che è stato.
L’ho capito esplorando tutti i modi che ho di correre all’indietro nel passato,
di far fluire il circuito della memoria.
Gli altri ricordi, quelli vivi, sono le necessarie fondamenta alla base della casa
che abitiamo e abiteremo, alla base quindi anche del futuro.
C'è chi non
la pensa così. Si dice di no, che ciò che è stato non ha più necessità alcuna di
essere ancora. Forse. Ma quella è l'inutile appendice della memoria residuale, quella rimasta ad abitare solo gli spazi del razionale. Un rivolo cristallizzato, una mera fotografia senza alcuna
retroattività.
I ricordi vivi, invece, sono quelli che ancora sentiamo nel corpo sotto forma
di dolore, di brividi sulla pelle, di sensazioni tattili; che restano immagazzinati
nell’anima come serbatoi di gioia o di dolore. Quelli sono la memoria storica
del cuore, non solo strettamente necessaria ma indispensabile alla costruzione
del futuro.
Ricordi
che vanno curati, messi a dimora come germogli, se sono messe e semente di
momenti belli.
E ripuliti, potati, decomposti, ridotti a humus e amorevolmente ricollocati
in un terriccio finalmente accogliente, morbido e fertile, se sono la traccia
indelebile del dolore e della sofferenza.
Empatia, anche per sé stessi.
Perchè l’empatia non è amore fantasticato. L’empatia è amore sentito, che nulla ha a che vedere con le chimere.
giovedì 26 ottobre 2023
Grazie, San Matteo
Mi sono
resa conto all’improvviso, oggi, di non avere fatto, come mi ero ripromessa, un
resoconto della presentazione di Sniffo Kerosene, alla biblioteca di San
Matteo. Complice una brutta influenza che mi ha tenuta a letto una settimana
buona, quasi senza avere la possibilità di alimentarmi e di bere.
È stata una serata faticosa, poiché non mi sentivo affatto bene. Da quasi due
anni la malattia è tornata a farsi sentire, obbligandomi a una significativa
perdita di equilibrio. I miei passi si sono fatti esitanti, e il mio incedere claudicante
e indeciso.
Camminare diventa riedizione dell’opera di quel triste burattinaio che talvolta
pare essere il destino.
Il fato però, insisto, non è questo.
Recidiamo quei fili! Possiamo andare
avanti da soli.
Nel fatalismo v’è misconoscenza di sé, come spiegava Carl
Gustav Jung: occorre rendere cosciente l’inconscio, oppure sarà esso a guidare la
propria vita, e noi lo chiameremo destino.
Ciò resta valido anche quando è la
salute a farsi chiamata alla ricerca di Significati. Una caccia a quegli invisibili
tesori dell’Anima alla quale non intendo, nemmeno per questa volta, sottrarmi;
conscia di aver ricevuto nella mia vita molte Vocazioni e di avere risposto a
ciascuna assieme alla conseguente necessità di pagarne il prezzo.
Quella di
Venerdì 20 Ottobre è una serata che mi è rimasta nel cuore, non diversa da
quell’altra, di tanti anni fa, in cui fu la piccola Comunità di Sabbioni ad
accogliermi con immensa generosità e tutto il proprio calore. La Comunità di San Matteo non è stata da meno.
In entrambe le occasioni, eravate tantissimi.
La felicità è stata il sentirmi così parte, così radicata nel Terreno della mia Infanzia; della mia Famiglia, della mia Comunità
Che bella serata, che è stata.
Che gioia. Un parlare tra amici, scambio, allegria. Mi avete fatto domande, io
ne ho poste altrettante a voi.
Ringrazio, quindi.
Marco Rovina, il protagonista di "Sniffo Kerosene" che mi ha donato la propria storia affiché io potessi farne racconto, per avere accettato di essere
lì con me a dividere la serata.
Per la vostra generosità nell’avermi accolta; per la perizia con la quale Debora Marchi e gli
Amici della Biblioteca hanno organizzato l'evento.
Per le nuove conoscenze e per avere rinsaldato quelle antiche e solide di anni.
Per i doni. Tutti i doni, materiali solo all'apparenza.
Libri che accolgono la preziosissima memoria storica del Territorio tra racconti, poesie e l'affresco del catino absidale della Chiesa, che tanto è parte della mia famiglia poichè ne ritrae alcuni componenti. Poi le foto, l'orchidea e soprattutto la vostra partecipazione.
Per tutti voi che eravate lì.
Spero di avere qualcosa di nuovo da proporvi, nei prossimi mesi. E mi auguro
che da questa serata altre ne derivino.
Chiedo perdono, anche.
Per la mia discontinuità nello scrivere e nel proporvi la mia rilettura del
nostro Mondo Piccolo, come lo chiamava Guareschi.
Portare avanti una malattia degenerativa è il mio primo lavoro, e a questo
purtroppo devo gran parte del mio tempo. Per questa ragione, scrivere è la mia
forma di libertà.
Grazie San Matteo.
Il Paese.
Quello che ha costruito la prima, fondamentale, porzione del mio Paesaggio
Interiore.
Promesso.
giovedì 19 ottobre 2023
Articolo de "La Provincia" di Cremona
La storia. Da bambino senza paure a paracadutista
Pronta l’avventurosa biografia dell’imprenditore di Ponteterra che si lancia dal Migliaro
SABBIONETA - Un bambino così spericolato non poteva, crescendo, che diventare un appassionato di un’attività talmente eccitante da togliere il fiato: paracadutarsi da un aereo partito in volo dall’aeroporto Migliaro di Cremona. È la vicenda dell'imprenditore sabbionetano Marco Rovina raccontata nel libro ‘Sniffo Kerosene-Piccola storia della Bassa Viadanese’ (Tabula Fati edizioni ) dalla scrittrice di San Matteo Chiara Negrini. Il volume sarà presentato venerdì proprio a San Matteo delle Chiaviche, alle biblioteca comunale, alle 21. «Ho conosciuto Rovina al Migliaro, che anch’io frequentavo per la mia passione per gli aerei da turismo, e sono rimasta affascinata dal suo spirito avventuroso, così ho deciso di raccontare una storia che intreccia i suoi ricordi di bambino con la scoperta del paracadutismo», spiega la Negrini. Il titolo del libro prende spunto dal logo personale che Rovina usa nella sua attività di volo (molti paracadutisti ne hanno uno), che a sua volta si ispira a un’avventura, o disavventura, vissuta da bambino. «Quando la madre trovò il piccolo Marco svenuto sul sedile posteriore di una Bianchina, inebriato dai fumi del kerosene», spiega la scrittrice. Il padre di Rovina aveva un’officina meccanica a Ponteterra, che per il figlio rappresentava una sorta di Paese delle meraviglie tra auto smontate e trattori da riparare, tra odori di olio e di carburanti che, invece di essere sgradevoli, finivano per piacere.
Ma non fu nell’officina che il bambino provò per la prima volta l’ebbrezza dei gesti spericolati. Un’impresa edile stava ristrutturando la casa in cui il piccolo viveva con la famiglia e lui guardava con curiosità il balcone senza ringhiera, sognando di lanciarsi come se fosse stato su uno di quegli aerei visti in Tv, ma naturalmente si sarebbe fatto male. «Finché un giorno proprio sotto il balcone fu scaricato un mucchio di sabbia e allora uno dei muratori disse al bambino: ‘Alùra, Marco. At dì c’at gh’è mìa paüra. A gh’è la sàbia adès, bòtat sò’. E lui si gettò», racconta la scrittrice. Qualche anno più tardi, ricordando quei giochi spericolati che lo avevano così affascinato, Rovina ha preso il brevetto di paracadutismo a Parma, per poi trasferirsi al Migliaro di Cremona da dove, nel corso dei decenni, ha effettuato tantissimi lanci. «E quando è tra gli aerei che fanno rifornimento prima del decollo, Marco chiude gli occhi e fiuta l’aria. È un odore conosciuto, che attraversa i suoi anni più belli».
Il libro è disponibile a questo link