Non me lo aspettavo, quando ho deciso di dare il mio racconto a Massimo Citi per Alia Evo 2.0.
E' un racconto crudele, sotto certi aspetti, e parla di quando i fantasmi del passato ritornano in vita perchè tu non hai mai avuto la forza di affrontarli. E' uno scheletro che decide di averne abbastanza di stare chiuso in un armadio, ed esce, prende vita. Infesta la vita del protagonista, affligge ogni suo movimento.
E' anche un racconto difficile. Mi ci sono voluti due anni per scriverlo, l'ho fatto mentre lavoravo a "I Vampiri della Bassa", e così diverso dallo scanzonato e ruspante Pedar.
Ho usato il linguaggio dei simboli per questa storia, retaggio dei miei studi universitari di psicologia dell'arte. Ho attinto a una vecchia favola Inuit, l'ho incastrata nella nostra epoca, nelle nostre storie. Nelle coordinate storiche del presente e in quelle spaziali tra Italia e Giappone.
E' stato difficile da scrivere, penso lo sia anche da leggere. Ma evidentemente è riuscito, se c'è gente che mi ha chiesto se avessi mai vissuto io stessa la vicenda personale del protagonista.
E la risposta è no.
Per tutte queste ragioni non mi sarei aspettata un'accoglienza così favorevole, invece mi sono sbagliata.
Alia Evo 2.0, già presente sul mercato in versione digitale, esce anche in versione cartacea per Buckfast Edizioni. Per chi ama la consistenza della carta, il rumore delle pagine, il profumo dei libri.
Un'antologia che raccoglie nomi importanti del Fantastico italiano, e mi rende molto orgogliosa trovare il mio nome in mezzo a questi.
Cedo volentieri la parola a Consolata Lanza, un'autrice che considero una tra le migliori che abbiamo in Italia, per descrivere meglio di quanto potrei fare io questa nuova uscita editoriale.
Buona lettura.