Mi sono
resa conto all’improvviso, oggi, di non avere fatto, come mi ero ripromessa, un
resoconto della presentazione di Sniffo Kerosene, alla biblioteca di San
Matteo. Complice una brutta influenza che mi ha tenuta a letto una settimana
buona, quasi senza avere la possibilità di alimentarmi e di bere.
È stata una serata faticosa, poiché non mi sentivo affatto bene. Da quasi due
anni la malattia è tornata a farsi sentire, obbligandomi a una significativa
perdita di equilibrio. I miei passi si sono fatti esitanti, e il mio incedere claudicante
e indeciso.
Camminare diventa riedizione dell’opera di quel triste burattinaio che talvolta
pare essere il destino.
Il fato però, insisto, non è questo.
Recidiamo quei fili! Possiamo andare
avanti da soli.
Nel fatalismo v’è misconoscenza di sé, come spiegava Carl
Gustav Jung: occorre rendere cosciente l’inconscio, oppure sarà esso a guidare la
propria vita, e noi lo chiameremo destino.
Ciò resta valido anche quando è la
salute a farsi chiamata alla ricerca di Significati. Una caccia a quegli invisibili
tesori dell’Anima alla quale non intendo, nemmeno per questa volta, sottrarmi;
conscia di aver ricevuto nella mia vita molte Vocazioni e di avere risposto a
ciascuna assieme alla conseguente necessità di pagarne il prezzo.
Quella di
Venerdì 20 Ottobre è una serata che mi è rimasta nel cuore, non diversa da
quell’altra, di tanti anni fa, in cui fu la piccola Comunità di Sabbioni ad
accogliermi con immensa generosità e tutto il proprio calore. La Comunità di San Matteo non è stata da meno.
In entrambe le occasioni, eravate tantissimi.
La felicità è stata il sentirmi così parte, così radicata nel Terreno della mia Infanzia; della mia Famiglia, della mia Comunità
Che bella serata, che è stata.
Che gioia. Un parlare tra amici, scambio, allegria. Mi avete fatto domande, io
ne ho poste altrettante a voi.
Ringrazio, quindi.
Marco Rovina, il protagonista di "Sniffo Kerosene" che mi ha donato la propria storia affiché io potessi farne racconto, per avere accettato di essere
lì con me a dividere la serata.
Per la vostra generosità nell’avermi accolta; per la perizia con la quale Debora Marchi e gli
Amici della Biblioteca hanno organizzato l'evento.
Per le nuove conoscenze e per avere rinsaldato quelle antiche e solide di anni.
Per i doni. Tutti i doni, materiali solo all'apparenza.
Libri che accolgono la preziosissima memoria storica del Territorio tra racconti, poesie e l'affresco del catino absidale della Chiesa, che tanto è parte della mia famiglia poichè ne ritrae alcuni componenti. Poi le foto, l'orchidea e soprattutto la vostra partecipazione.
Per tutti voi che eravate lì.
Spero di avere qualcosa di nuovo da proporvi, nei prossimi mesi. E mi auguro
che da questa serata altre ne derivino.
Chiedo perdono, anche.
Per la mia discontinuità nello scrivere e nel proporvi la mia rilettura del
nostro Mondo Piccolo, come lo chiamava Guareschi.
Portare avanti una malattia degenerativa è il mio primo lavoro, e a questo
purtroppo devo gran parte del mio tempo. Per questa ragione, scrivere è la mia
forma di libertà.
Grazie San Matteo.
Il Paese.
Quello che ha costruito la prima, fondamentale, porzione del mio Paesaggio
Interiore.
Promesso.